Il rito arboreo della ‘Ndenna si svolge le prime tre domeniche di Giugno di ogni anno. Nella prima domenica si festeggia il taglio della ‘Ndenna. Dopo la celebrazione della Santa Messa, ci si riunisce nella piazza principale dalla quale ci si reca al bosco di Favino, sul Monte Alpi. Qui si va alla ricerca del faggio più diritto e maestoso che supera i 20 metri di altezza e di 13/15 tonnellate. Una volta individuato l’albero, tutta la gente si avvicina e si procede al taglio. Contemporaneamente si scelgono altri faggi più piccoli, le cosiddette proffiche di altezza tra i 6 e i 10 metri e che serviranno per innalzare la ‘Ndenna.
Nel primo pomeriggio inizia la discesa verso il paese: la ‘Ndenna fa il suo ingresso trionfale circondata da numerosissima gente, accompagnata con canti e suoni tradizionali.
La Cunocchia è un abete di 6/10 metri, che viene tagliato la seconda domenica di giugno. Anche questa volta ci si riunisce in piazza e con camion ed automobili ci si avvia verso il monte Armizzone, al suono delle fisarmoniche e delle zampogne. In località “Vidente” si procede alla scelta, ci si dispone in circolo ed ognuno assesta un colpo di scure al tronco fino a quando non cade a terra. Poi viene trasportato a forza di braccia in una radura dove i più anziani, con aria solenne, legano insieme i rami insieme a un lungo tronco sottile, facendolo rotolare e stringendo dei nodi ad ogni giro.
Verso le 15,30, con la Cunocchia in testa, si scende verso il paese, arrivando fino al “Piano dell’Erba”. Qui la Cunocchia viene presa dai giovani che la trasportano a spalla per il paese. Si fanno continue soste tra tutta la gente si riversa lungo le strade ed offre vino, caffè, biscotti, in onore del Santo. Sul far della sera, si arriva alla piazzetta e la Cunocchia viene depositata in un angolo.
La terza domenica di Giugno si procede all’unione della Cunocchia con la ‘Ndenna. Di buon mattino, quasi a simboleggiare l’intimità dell’unione, i due alberi vengono saldamente uniti tra loro. Nel pomeriggio, verso le 16:00, dopo aver legato ai rami della chioma numerosi cartellini di legno, detti tacche, ognuno abbinato ad una premio, si inizia il sollevamento con le apposite proffiche disposte a cavalletto e con la guida delle corde. Il sollevamento avviene ad opera di decine di persone, le più esperte del paese, sostenute dagli incitamenti e dagli applausi della folla. L’operazione ha fine quando il fusto risulta perfettamente verticale, mentre la base del tronco viene interrata nell’apposita buca e riempita di pietre e terriccio.
Al termine delle operazioni di innalzamento, ha inizio la scalata della ‘Ndenna; il giovane, che è in grado di raggiungere per primo la Cunocchia, prende tutti i premi. La ‘Ndenna e le proffiche vengono poi sorteggiate il giorno della festa alla fine del rito.
Questo rito si collega ai vari culti arborei presenti ancora in Basilicata. Si tratta di feste antichissime, ma quasi del tutto sconosciute e ignorate anche nei paesi limitrofi. Il rito è simbolico, palese si rivela il simbolismo sessuale: l’elemento femminile (la Cunocchia) viene saldamente fissato a quello maschile (la ‘Ndenna) mediante un anello di ferro con bulloni strettamente avvitati. Questa unione allude simbolicamente ad un atto sessuale, simbolo di perpetuazione della vita, evento fondamentale per l’economia agricolo-pastorale di un tempo.
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