La rievocazione della pace dopo Montaperti a Castelfiorentino (FI) | 21 novembre 2021

La rievocazione della pace dopo Montaperti a Castelfiorentino (FI) | 21 novembre 2021

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Domenica 21 novembre la rievocazione storica con mercato di arti e mestieri, giochi medioevali
e la partecipazione del Corteo storico di Firenze e del Corteo Storico di Monteriggioni

Alabardieri e Fanti delle corporazioni. Gonfalonieri delle Arti, Ufficiali delle Fanterie, Bombardieri. Musici e Bandierai degli Uffizi. Un fragoroso rullo di tamburi accompagnerà domenica 21 novembre il Corteo Storico di Firenze e il Corteo Storico di Monteriggioni per la rievocazione della Pace stipulata a Castelfiorentino nel 1260 tra la Siena Ghibellina e la Firenze Guelfa, a conclusione della sanguinosa battaglia di Montaperti.

Settantacinque i figuranti in costume medioevale che percorreranno le vie del centro storico basso e alto a partire dalle ore 15.30, fino a raggiungere il mercato medioevale in Piazza Kennedy e dirigersi in Piazza del Popolo, dove i cortei e le rappresentanze istituzionali daranno vita alla cerimonia solenne della “firma” del Trattato di Pace, preceduta dal suono squillante delle “chiarine”.

A partire dalle ore 10.00, Castelfiorentino si calerà nell’atmosfera dell’epoca con un mercato medioevale di arti e mestieri in Piazza Kennedy, con le attività che caratterizzavano l’economia di una piccola comunità nel XIII secolo: lavorazione della pelle, tessitura, pergamena, carta fatta a mano, rilegatura, lavorazione del rame, produzione di candele, calligrafo, barbitonsore. Sarà allestita anche un’area giochi “a tema”, dedicata ai bambini e delimitata da un’ampia scenografia in cui potranno partecipare ad attività di gioco di gruppo, ispirate ai tornei cavallereschi medievali (giostra, tiro con la balestra ecc…). Nello spazio riservato alla didattica i bambini potranno inoltre cimentarsi nella costruzione di giochi medievali come la catapulta e la trottola di legno. Sarà presente perfino la ricostruzione di una vera e propria falegnameria: legno, martelli, chiodi per la libera costruzione di oggetti.

Nel pomeriggio, i Cortei Storici di Firenze e Monteriggioni si raduneranno in Piazza Gramsci per la partenza, prevista alle ore 15.30, ed effettueranno un doppio itinerario: prima e dopo la firma del trattato di pace in Piazza del Popolo (quest’ultima prevista tra le 16.00 e le 16.30). Il primo itinerario (15.30-16.00) interesserà Piazza Gramsci, Corso Matteotti, via Volontari del Sangue, via Bovio, Piazza Kennedy (anello), via Bovio, via Volontari del Sangue, via Ferruccio (Arco de “La Costa”) e infine Piazza del Popolo, dove i due cortei saranno accolti dalla Scuola di Musica di Castelfiorentino. Il secondo itinerario (dopo la firma, dalle 16.30 in poi) scenderà da via Ferruccio (Arco de “La Costa”), via Volontari del Sangue, via Bovio, Piazza kennedy (anello), via Bovio, via Garibaldi (Corteo Storico Monteriggioni), Corso Matteotti (Corteo Storico di Firenze) con rientro diversificato dei due cortei in Piazza del Popolo e Piazza Gramsci..

Nelle vie del centro sono in programma dalle 16.00 in poi “flash mob” in costume medioevale e il gran finale è previsto in Piazza Gramsci (pressi obelisco) con un’esibizione degli sbandieratori.

“Sarà una bella festa – sottolinea il Sindaco, Alessio Falorni – nel ricordo di un momento storico importante per Castelfiorentino, luogo scelto dalla Siena Ghibellina e dalla Firenze Guelfa per stipulare il trattato di Pace a conclusione di una guerra cruenta, “i’ grande scempio” narrato da Dante nella Divina Commedia che lasciò sul campo più di diecimila morti. Anche per questo la Pace firmata il 25 novembre 1260 a Castelfiorentino, che si trova non casualmente raffigurata nel Sipario Storico del Teatro del Popolo, assume un significato nobile che ci rende particolarmente fieri. Perché fa della nostra comunità una terra dove si cerca di comporre i conflitti, nella quale si ricercano le convergenze e le possibili soluzioni. In altre parole, una terra di pace”.

LA SCHEDA
Intorno alla metà del XIII secolo la Toscana è divisa in stati indipendenti, distinti in Comuni (formati da città e castelli) e Signorie, facenti capo a famiglie nobiliari che disponevano di domini propri. Gli attriti e le divergenze che potevano sfociare anche in conflitti si generavano su due piani, che spesso si intersecavano: quello territoriale, alimentato magari da questioni di confine, sfere di influenza, rivalità commerciali; e quello politico, fondato sullo scontro e sull’alleanza fra i tre partiti: Guelfi, Ghibellini, Popolani. I primi, come è noto, erano legati al Papato. I secondi all’Impero, nelle persone dei sovrani svevi. I popolani rappresentavano interessi locali e non avevano alcuna autorità di riferimento. Il fattore che aggravava le crisi fra stati era la capacità di Guelfi e Ghibellini di creare alleanze sovralocali, dividendo al loro interno i ceti dirigenti. Dopo la morte dell’imperatore Federico II di Svevia, nel 1250, a Firenze si era imposto un regime popolano, che grazie a una politica di equidistanza tra i due partiti in gioco era riuscito progressivamente a estendere la sua influenza. I ghibellini, tuttavia, reagirono di fronte a questa situazione: e in due occasioni (1251 e 1258) organizzarono delle rivolte, finendo per rifugiarsi – nel 1258 – a Siena in esilio. Le pressioni dei ghibellini fiorentini rifugiati, e le promesse di aiuto militare dell’ultimo sovrano svevo (Manfredi, Re di Sicilia, figlio naturale dell’Imperatore Federico II) convinsero Siena a violare l’accordo commerciale del 1255 (la “società”), sfidando Firenze. Quest’ultima reagì organizzando una campagna militare nell’estate 1260, sfociata nel disastro di Montaperti, ove l’esercito fiorentino fu pesantemente sconfitto da quello senese. La “mattanza” dei fiorentini fu tale da essere ricordata da Dante Alighieri nella “Divina Commedia” (Inferno, Canto X) come “lo strazio e ‘l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso”. Sul piano politico la sconfitta militare portò inevitabilmente alla caduta del regime popolano di Firenze e dei regimi suoi alleati (con la sola eccezione di Lucca), ridimensionandone il ruolo in Toscana.

La Pace dopo Montaperti (Castelfiorentino, 25 novembre 1260)

Il riassetto politico e territoriale della regione avvenne attraverso la firma – il 25 novembre 1260 – di due accordi fra i Comuni di Firenze e Siena. La firma avvenne in una località nei pressi di Castelfiorentino, all’epoca un Comune soggetto a Firenze, luogo di forte valore strategico per il controllo della Valdelsa, su cui Siena voleva estendere la sua influenza.
Secondo la prassi dell’epoca, i Comuni di Firenze e Siena si fecero rappresentare da Sindaci – in pratica procuratori speciali, secondo la terminologia giuridica attuale – che furono designati ad hoc: Lotteringo del fu messer Ubertino di Pegolotto per Firenze, e messer Iacopo di Pagliarese e Buonaguida del fu Gregorio di Boccaccio per Siena. Esaminiamoli separatamente:
1) Con il primo accordo, Firenze cedette dei “diritti”, pubblici e privati, detenuti in una serie di comunità (Montepulciano, Montalcino, Poggibonsi, Staggia, ecc) e signorie. Tali “diritti” – iura nel testo, dal latino ius-iuris – si intendevano all’epoca rapporti giuridici quali quelli privati di proprietà, sovrani quali la riscossione delle imposte, e vincoli personali di fedeltà e sudditanza in questo caso impossibili da definire per mancanza di particolari. In buona sostanza, questo accordo sanciva il passaggio delle comunità e dei signori dal controllo di Firenze a quello di Siena.
2) Il secondo accordo, denominato la “società”, era assimilabile ad un trattato di pace vero e proprio. Attraverso di esso i due ex belligeranti ponevano fine alle loro controversie, regolavano la questione dei prigionieri di guerra, si impegnavano a riconoscere le rispettive giurisdizioni, promettendosi aiuto e assistenza e stipulando una nuova intesa commerciale di libero scambio.

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